I MIEI SBALZI D’UMORE DA ISOLAMENTO

by 15 April 2020Autenticità, Benessere4 comments

Qualche giorno fa ho fatto una scoperta, quella di soffrire di sbalzi d’umore da isolamento. Un giorno gioia, l’altro noia, l’altro ancora tranquillità, nervosismo, pace, nervosismo, felicità, noia, noia, nervosismo, tristezza, gioia e così via, una riproduzione quasi casuale di emozioni. Sulle prime ho pensato:

“Un po’ sarà la primavera, un po’ il fatto che da una settimana sto vivendo sincronizzata sul fuso orario di Bogotà: vado a letto tardi, mi sveglio quando la gente normale sta pranzando, mi alimento di Netflix e di quello che riesco a cucinare durante i 5 secondi del conto alla rovescia tra una puntata e l’altra di una serie”.

Sono quindi corsa ai ripari: sveglia puntata ad un orario civile, sport e cibo sano per corpo e anima. Credevo di aver così scoperto l’elisir dell’eterno equilibrio mentale. Ma una mattina di qualche giorno dopo, ancor prima di mettere il piede giù dal letto, la situazione mi era già chiara in tutta la sua pesantezza: la giornata che mi si prospettava sarebbe stata di un umore quantomeno…complicato.

“Ma se già cominci così” mi dirai tu “andrà male per forza”. È stato anche il mio primo pensiero in effetti. Quindi mi sono alzata, fermamente decisa a pensare positivo e a dare alla mia giornata un’altra possibilità. Ma niente, quel giorno proprio non c’era positività che tenesse.

QUELLO CHE NON AVEVO CONSIDERATO…

Alle prese con l’altalena delle mie emozioni non avevo considerato che l’umore è sempre dettato dal pensiero del momento. Mi sentirò motivata se avrò un pensiero motivante, mi sentirò il Calimero della situazione se darò retta ad uno dei tanti pensieri scoraggianti, proverò rabbia se crederò al pensiero di rabbia nella mia testa. E questo vale per me, per te, per ogni essere umano.

Per fortuna, il pensiero è come un fiume. Scorre. Sempre. A pensieri pesanti seguiranno prima o poi pensieri più edificanti e armoniosi. Basta sedersi sulla riva e aspettare che l’acqua torbida si calmi e ritorni limpida.

LA FORZA DEL PENSARE POSITIVO

Obbligarsi a pensare positivo come ho fatto io, anche quando proprio non ce n’è, è un po’ come impegnarsi a costruire una diga per cambiare il letto del fiume, perché possa scorrere per vallate meno inquinate. Costruire una diga costa fatica. E su di essa il fiume eserciterà una pressione così forte, da poter essere addirittura utilizzata per produrre energia.

Lo stesso accade dentro di noi quando ci sforziamo di pensare positivo. Accumuliamo pressione e l’energia prima o poi troverà a forza una valvola di sfogo. Se tutto va bene, ci andrà di mezzo solo il sacco da box appeso in cantina. Nel peggiore dei casi, si rischia di rovinare l’umore anche alle persone che amiamo. Ma c’è un’alternativa….

NOI NON SIAMO IL FIUME

Ci si può facilmente confondere in effetti. Perché come una caduta nel fiume ci fa affrontare correnti che ci sballottano di qua e di là, così nel turbinio dei nostri pensieri rischiamo l’identificazione con essi e crediamo che coincidano con la realtà: “Non ho abbastanza competenze per intraprendere questo progetto, sono una persona fatta così, stare a casa non fa bene allo spirito” e così via. Stiamo male, ci sentiamo in pericolo.

Ma noi non siamo il fiume e tu non sei il tuo pensiero. Anche perché di cosa è fatto il pensiero in fin dei conti? Di impulsi neuronali, praticamente di nulla!

Ci mettessimo semplicemente ad osservarlo dalla riva il nostro pensiero, ci accorgeremmo che fango e ramaglie scorrono verso valle e lasciano il posto ad altro. Il nostro pensiero pesante, triste, preoccupato prima o poi lascia il posto alla calma, alla concentrazione, alla fiducia sul fatto che andrà tutto bene.

COME È ANDATA POI LA MIA GIORNATA

Per fortuna il pensiero scorre. Ma ahimè, ai pensieri positivi susseguono a volte pensieri negativi. All’una di pomeriggio ero già di nuovo nervosa. L’orgoglio per aver fatto 40 minuti di esercizi gambe-addominali-glutei aveva lasciato il posto alla rabbia per il fallimento del progetto “pranzo con pasta al pesto di rucola fatto in casa”. Ma nonostante tutto, ho continuato a voler credere in un giorno migliore.

Nel tardo pomeriggio, ormai allo stremo delle forze per aver combattuto tutto il tempo contro i miei stessi pensieri, ho capitolato. “Vada come vada” mi sono detta: avrei gestito le ore che rimanevano facendo del mio meglio, evitando di andare ad insultare la vicina troppo rumorosa e cercando di ignorare gli uccellini che dal parco vicino casa cinguettavano felicità, troppa per i miei gusti.

E ad un tratto eccola lì: la quiete dentro di me. La cosa, che in fin dei conti avevo inseguito per tutto il giorno, era finalmente emersa. Dal momento in cui ho smesso di faticare per costruire la diga e deviare il fiume dei miei pensieri, dal momento in cui ho semplicemente accettato il mio stato emotivo per quello che era, altalenante, imprevedibile, faticoso, da quel preciso istante la giornata ha cominciato a fluire. Increspandosi di tanto in tanto, certo. Incontrando però meno resistenza, non c’è mai voluto troppo tempo perché il mio umore si stabilizzasse nella sensazione di quiete. Una quiete nella quale ero decisamente poco propensa al contatto col mondo, ma pur sempre di quiete, di tranquillità si trattava.

Quando ti capiterà di ritrovarti sull’altalena dell’umore, lascia scorrere i tuoi pensieri senza darci troppo peso. Non perderti in analisi di quel che ti passa per la testa, lascia che i pensieri pesanti, così come sono arrivati, se ne vadano.

E sarà lì, sulla riva del fiume, mentre farai un bel picnic osservando il tuo pensiero fluire, che ritroverai la tranquillità e la positività.

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A presto!

Anna